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Disturbi del Linguaggio

Valutazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio orale e scritto

Disturbi del linguaggio

L’espressione ritardo del linguaggio indica bambini che, senza presentare particolari deficit uditivi, cognitivi e relazionali, sviluppano il linguaggio in ritardo rispetto alla media generale.

Cosa vuol dire?

Che non tutti i bambini iniziano a parlare nello stesso momento.

Se è vero che, di solito, intorno ai 2 anni un bambino possiede un discreto vocabolario (ca. 100 parole) e inizia già a formare le prime frasi, non bisogna pensare che questi dati statistici siano una regola per tutti.

Alcuni bambini iniziano a parlare più tardi di altri.

 Ecco perché vengono definiti parlatori tardivi  (in inglese late talkers oppure late language emergence).

Attenzione però , il ritardo non è un’etichetta diagnostica, ma una condizione clinica che può essere solo transitoria.

Alcuni bambini Late Talkers infatti, senza necessità di trattamento specifico, recuperano spontaneamente il ritardo nell’acquisizione del linguaggio e rientrano nei normali valori di sviluppo.

QUALI SEGNALI INDICANO CHE UN BAMBINO É UN PARLATORE TARDIVO?

Lo sviluppo del linguaggio presenta una certa variabilità tra bambino e bambino; tuttavia, gli studiosi riconoscono due principali criteri sulla base dei quali è possibile parlare di ritardo.

Ad oggi, sono definiti Parlatori Tardivi i bambini che:

  • A 24 mesi producono un numero di parole inferiore a 50;
  • A 30 mesi non hanno sviluppato la capacità di combinare due parole (ossia non provano a formare le prime piccole frasi).

L’individuazione dei bambini parlatori tardivi si basa su una valutazione del logopedista, svolta sulla base di questionari fatti dai genitori.

Possibili evoluzioni del Ritardo di linguaggio

Il ritardo di linguaggio non è una diagnosi, ma una condizione clinica che può interessare bambini di età inferiore ai 3 anni.

L’età dei 3 anni rappresenta uno spartiacque tra un parlatore tardivo e un bambino con un probabile disturbo del linguaggio. Oltre questa età e solo dopo la valutazione di uno specialista, è possibile diagnosticare un Disturbo Specifico di Linguaggio.

Quindi, dopo i 3 anni, le possibili evoluzioni di un ritardo del linguaggio sono due.

  1. Recupero spontaneo del ritardo linguistico senza necessità di trattamento specifico. In questo caso si parla anche di Late Bloomers, cioè bambini che sbocciano in ritardo.
  2. Permanenza di un disturbo del linguaggio. In questo caso, sarà necessaria una valutazione più approfondita per accertare se si tratta di un Disturbo Specifico di Linguaggio o se le difficoltà riscontrate possono essere ricondotte ad altra natura (disturbi emotivi, cognitivi o comunicativo-relazionali).

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Uno spazio rivolto alle vostre domande  per ricevere informazioni e consigli dalla figura professionale della Logopedista.

logopedista ISABELLA DE MARIA

quando iniziare la terapia?

A che età si può iniziare la terapia logopedica?

Ci sono parecchi fattori da considerare prima di iniziare la TMF.

I bambini di 3 o 4 anni possono trarre beneficio da un bilancio logopedico per verificare se sono “pronti” ad abbandonare, eliminare i vizi di succhiamento, come l’uso prolungato del biberon. Correggere precocemente queste modalità viziate può prevenire problematiche secondarie più gravi

I bambini di 7 – 8 anni sono abbastanza coscienti per ricevere una terapia logopedica completa

Anche gli adolescenti e gli adulti possono beneficiare di tale terapia. Per esempio, nel dolore dell’articolazione temporo-mandibilare o in caso di difficoltà di adattamento dopo un intervento ortodontico

L’età non è importante, lo è la motivazione per ottenere il risultato

A che età si può iniziare la terapia logopedica?

Ci sono parecchi fattori da considerare prima di iniziare la TMF.

I bambini di 3 o 4 anni possono trarre beneficio da un bilancio logopedico per verificare se sono “pronti” ad abbandonare, eliminare i vizi di succhiamento, come l’uso prolungato del biberon. Correggere precocemente queste modalità viziate può prevenire problematiche secondarie più gravi

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L’età non è importante, lo è la motivazione per ottenere il risultato

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